Orvieto
Ai piedi della rupe si estendevano le necropoli, di cui i due nuclei principali sono in località Cannicella a sud e in località Crocifisso del Tufo a nord. A Cannicella è stato identificato anche un santuario posto all’interno dell’area della necropoli stessa. Il tempio etrusco di BelvedereNell’ambito delle città etrusche, il tempio costituiva sempre uno dei più importanti edifici, e come tale riceveva ogni genere di interessamento anche dalle autorità pubbliche, oltre che dai privati cittadini. In posizione dominante, lungo Viale Carducci, si scorgono i resti di un tipico edificio templare etrusco-italico. Muro etrusco in via della CavaLa struttura apparteneva al complesso sbarramento che interrompeva l’unico accesso praticabile alla rupe. L’opera muraria è costituita da una serie di otto filari di grandi blocchi in tufo, sovrapposti in modo non sempre regolare, dei quali l’inferiore era certamente di fondazione, affiancati alla parete naturale tufacea, della quale prosegue l’andamento. Perpendicolarmente alla parete, ma ad un livello superiore, è un tratto murario anch’esso di epoca etrusca, realizzato nella tecnica “a telaio”, nota in ambiente orvietano, e facente parte probabilmente di qualche struttura utilitaria marginale all’impianto difensivo. Pur in mancanza di elementi obiettivi di datazione, appare molto probabile che l’epoca in cui venne realizzata la struttura di difesa risalga alla fine del VI sec. a.C. o agli inizi del V, corrispondente al periodo di maggiore fioritura economica e culturale della città di Orvieto – Velzna, del quale la più evidente testimonianza restano le necropoli di Crocifisso del Tufo e di Cannicella. Il porto romano di PaglianoL’area posta alla confluenza fra il Tevere ed il Paglia fu utilizzata in epoca antica per l’insediamento di un impianto portuale. La struttura svolse una importante funzione per l’economia del territorio orvietano, poiché lo poneva a contatto del limitrofo territorio chiusino e la città di Roma. |
Campo della Fiera, santuario etruscoLe annuali campagne di scavo condotte ad Orvieto su concessione della Soprintendenza, sta rivelando i resti del Fanum Voltumnae, il grande santuario, risalente al VI sec. a.C., dove si riunivano i rappresentanti delle dodici città componenti la lega etrusca. Gli scavi hanno rimesso in luce due altari, uno dei quali monumentale, oltre ad un recinto con tempio al suo interno. |
Testimonianze preistoriche nel territorioNel territorio orvietano si riscontra la più alta densità di grotte frequentate dall’uomo, a scopo di culto. Le frequentazioni sono attestabili nel corso dell’antica e Media età del Bronzo, come a Parrano, Titignano e Castel Giorgio. Il fenomeno è indubbiamente collegato all’importante e vicino sito di Belverde, in provincia di Siena, che presenta fortissime analogie. Ai piedi del borgo medievale, sul versante occidentale del monte Peglia, s’innalza un grande e scosceso blocco calcareo. Nel corso dei millenni l’impeto del torrente Fosso del Bagno ha scavato archi e grotte che ora si spalancano sulle ripide pareti. Il Centro di Documentazione Territoriale di Parrano offre dettagliate informazioni sulle Tane del Diavolo e un efficiente servizio di escursioni. Data la particolare natura del sito, queste sono sempre guidate da soggetti qualificati. La grotta San Francesco a TitignanoSi apre sulla sponda destra del fiume Tevere, a due chilometri dal castello di Titignano. La grotta è costituita da un insieme di piccole camere e stretti cunicoli dislocati a vari livelli e comunicanti tramite brevi passaggi. La frequentazione umana sarebbe collocabile nel corso dell’antica e media età del Bronzo. Un’altra cavità detta “Pozzi della Piana” è stata scoperta negli anni Settanta del Novecento. Il suo sviluppo sotterraneo raggiunge i 2500 metri ed è costituita da un labirinto di gallerie disposte su due piani comunicanti. Materiale riferibile al Neolitico e in parte all’eta del Bronzo, è stato rinvenuto nella parte più interna. La grotta sul torrente Romealla a Castel GiorgioRinvenuta nel 1992, costituisce la scoperta più recente. Anche in questo caso la grotta si apre sulle pareti scoscese del fosso. Al suo interno erano presenti tracce di manufatti riferibili all’età del Bronzo. |