Perugia

Perugia - ArcoEtrusco

I materiali provenienti dalle necropoli poste nelle immediate vicinanze della città forniscono elementi significativi per ipotizzare un certo sviluppo economico, a partire dal VI sec. a.C. Il grande sarcofago con scena di corteo, di provenienza chiusina, costituisce in tal senso una prova tangibile di scambio commerciale con le aree etrusche limitrofe.
La particolare ubicazione strategica di Perugia, sopra un’altura dominante la valle del Tevere, suggerisce tuttavia frequentazioni più antiche, accreditate anche da sporadici ritrovamenti.
Dal V al III sec. a.C. s’intensificano le testimonianze di una notevole fioritura della città documentate da ceramiche di pregio a figure rosse.
Nel corso del III sec. a.C. si afferma l’uso dell’incinerazione e delle urne cinerarie, un mutamento che riflette trasformazioni sociali: le tombe non contengono più una o due deposizioni, ma i componenti di una gens, incinerati per molte generazioni.
Con il II sec. a.C. si assiste ad un notevole incremento demografico e al diffondersi di tombe appartenenti ad individui di classe media, come l’Ipogeo dei Volumni.

La possente cinta muraria, lunga circa tre chilometri, resta comunque il più prestigioso monumento etrusco della città. L’opera, databile al III sec. a.C., è costituita da grandi blocchi di travertino disposti in filari. Lungo il percorso settentrionale si apre la famosa Porta, detta Arco di Augusto, affiancata da due possenti torrioni.
Nel corso del I sec. a.C. si completa il processo di romanizzazione, sancito dal bellum Perusinum, che decreta il definitivo assoggettamento di Perugia al dominio romano.
Sporadiche, ma significative testimonianze archeologiche di epoca imperiale, quali l’ambiente termale con mosaico, materiali di reimpiego, resti di strutture inglobate, suggeriscono l’idea di una città di provincia che prospera, senza sussulti, sotto la lunga pax romana.

Mura, porte, edifici

L’impianto urbano della città etrusca è intuibile dalla sua cinta muraria, tre chilometri di travertino che si snoda, adattandosi  al tormentato andamento del colle. Filari di blocchi squadrati, assemblati a secco, compongono il caratteristico tessuto di pietra rugosa, ben visibile per lunghi tratti.
Un monumento imponente, probabilmente costruito in tempi brevi, intorno alla seconda metà del III sec. a.C. Grandi e piccole porte ne interrompono il ritmo. Sono varchi per carri o accessi per il traffico pedonale. Maestoso, spalleggiato da due torri, si erge l’Arco di Augusto.
Più monumentale e densa di valori simbolici, Porta Marzia sembra accogliere chi viene dal Tevere, da Assisi, Orvieto o Roma. Messaggi articolati affidati al linguaggio architettonico. All’interno delle mura, l’acqua. Risorsa vitale in presenza di assedi protratti. Dunque pozzi, cunicoli e cisterne. Opere pubbliche concepite dagli ingegneri etruschi per dissetare la città. Grandioso e pressoché unico, per l’ardita concezione architettonica, è il pozzo Sorbello, scavato sull’acropoli.

Tombe e necropoli

Le porte cittadine si aprono su un orizzonte di colline disposte a cerchio. Sentieri naturali o tracciati dall’uomo agevolano i contatti tra Perugia e gli altri centri etruschi, fino alle terre degli Umbri. Lungo questi itinerari si adagiano le necropoli. Autentica perla dell’architettura funeraria è il monumento che custodisce i sette membri della famiglia Velimna, l’Ipogeo dei Volumni. Un edificio interrato, che ripropone gli spazi di una casa di rango. La tomba fa parte di una vasta necropoli, recentemente attrezzata per la visita, detta del Palazzone.
Il territorio perugino custodisce anche esempi di tombe rivestite di travertino, con volta a botte. E’ il caso dell’Ipogeo di San Manno, a Ferro di Cavallo. Un edificio ben conservato, con un’iscrizione su tre linee che corre lungo la parete sinistra. Isolata in mezzo al bosco, a pochi chilometri da Perugia è la tomba del Faggeto. Scavata in un crinale, in località Pantano, conserva la porta di travertino che geme ancora sui cardini in pietra.

Arco etrusco

Monumento ed icona di Perugia, l’arco Etrusco o di Augusto è l’unica, tra le sei porte cittadine, a non aver subito forti modifiche. Un’elegante loggia rinascimentale sul torrione sinistro e una fontana seicentesca collocata in basso, sono gli unici interventi successivi.
L’edificio, costruito con grandi blocchi di travertino disposti in filari a secco è rivolto verso settentrione, in direzione di Gubbio. E’ composto da due torri di forma trapezoidale, rastremate superiormente e da una facciata ornamentale con arco impostato obliquamente rispetto alle mura. L’arco, costruito con volta a tutto sesto e formato da una doppia armilla di stretti cunei accuratamente levigati è delimitato da una cornice modanata a semplice cavetto liscio. Sulle due ghiere è incisa l’iscrizione AUGUSTA PERUSIA, aggiunta in età romana. Ai lati sono inseriti due blocchi informi, in arenaria, resti di due teste, pertinenti a divinità protettrici della città. Sopra l’arco corre un fregio, formato da metope con scudi rotondi e triglifi con pilastri, sormontati da capitelli del tipo ionico italico, delimitato da due cornici aggettanti; sull’inferiore è l’iscrizione COLONIA VIBIA, aggiunta con l’imperatore di origine perugina C.Vibio Treboniano Gallo (251-253 d.C.).
Al di sopra del fregio si apre un secondo arco, delimitato da una cornice e fiancheggiato da lesene lisce e capitelli con grande fiore centrale. Il monumento è databile alla seconda metà del III sec. a.C., insieme ai tratti della cinta muraria vicina.

La Porta Marzia

La porta, di cui rimane la parte superiore, è inserita nel bastione della Rocca Paolina, ma ricomposta e spostata di qualche metro da Antonio da Sangallo nel XVI secolo. L’arco, a semplice giro di conci, limitati da una modanatura esterna è fiancheggiato da due teste, forse di divinità protettrici della città. Sopra una specie di loggia, chiusa in basso da transenne e sostenuta da pilastri scanalati con capitelli, sono inseriti i busti scolpiti di tre personaggi e alle estremità due teste di cavallo. Due iscrizioni romane AUGUSTA PERUSIA e COLONIA VIBIA AUGUSTA ricordano i benefici ricevuti da Augusto e lo ius coloniae concesso da Treboniano Gallo.

Gli scavi sotto la cattedrale

Le indagini hanno messo in luce i resti dell’antica città e del polo pubblico: un ampio terrazzamento sostenuto da monumentali sostruzioni in opera quadrata di travertino, che avevano la duplice funzione di contenimento dell’antica acropoli cittadina, oltre a costituire uno degli elementi portanti di un edificio di culto, all’interno del quale si colloca l’area sacra, con i resti della fondazione di un edificio templare, di cui sono attestate varie fasi (VI –V sec. a.C.).  l limite settentrionale della terrazza, conservato per una lunghezza di circa 40 metri e per un alzato di circa 15 metri, è costruito con blocchi di travertino disposti a secco in filari regolari. Ai piedi della terrazza corre un lungo tratto di strada basolata pertinente al rifacimento augusteo della città dopo il bellum perusinum ed accanto è ubicata una ricca domus.

Capitolo della Cattedrale

Mosaico romano di S. Elisabetta

Il mosaico di Orfeo e le fiere, in via Pascoli, all’interno della Facoltà di Chimica dell’Università degli Studi di Perugia è uno dei più importanti monumenti romani di Perugia. La denominazione è dovuta alla chiesetta contigua, esistente al momento della scoperta.
Pertinente alle terme pubbliche, è ubicato fuori le mura etrusche, in un’area che presenta i requisiti giusti per la realizzazione di un impianto termale: ricchezza di acque e ideale esposizione.
Fu rinvenuto nel 1875, durante i lavori di riparazione dell’orto parrocchiale, in quasi tutta la sua interezza. Successivamente si scoprì la parte residua e nel 1964 fu tutto inglobato all’interno dell’Università.
Il mosaico, a tessere bianche e nere, rappresenta il mito di Orfeo che incanta gli animali con il suono della lira. Nella zona centrale, spostato verso l’alto, sta Orfeo, seduto su una roccia, rappresentato alla maniera greca, nudo, mentre sorregge lo strumento musicale e tiene con la destra il plettro. Evidenziati sono i particolari anatomici ed i capelli all’indietro, a piccole ciocche, come mossi dal vento. Ai piedi è l’indicazione del terreno ed alle spalle un albero di alloro. Verso Orfeo convergono due gruppi di animali, quaranta in totale.
La qualità del mosaico, ascrivibile agli inizi del II sec. d.C., presuppone l’intervento di una committenza ragguardevole e l’opera accurata di maestranze non locali.
Gli interventi di restauro, climatizzazione e valorizzazione, presentati nel maggio 2005, hanno riproposto il monumento sotto un nuovo aspetto espositivo.

Mosaico di Orfeo

Lo scavo sotto la chiesa di San Bevignate

Le indagini condotte nel 2007-2008 all’interno della Chiesa di S.Bevignate dal Comune di Perugia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria hanno messo in luce alcune strutture di epoca romana pertinenti ad un laboratorio artigianale destinato alla lavorazione di tessuti (fullonica), impiantatosi sopra una domus della metà del I secolo a. C.
Lo scavo ha interessato quasi tutta l’ampiezza della navata per una superficie pari a circa 250 m² ed una profondità variabile tra 1-1,50 m. Dell’impianto artigianale si conservano i resti di cinque vasche, diverse per forma e tipologia, con i muri perimetrali rasati quasi al livello dei piani pavimentali, ed alcune canalette di scolo confluenti in un grande condotto fognario.

San Bevignate