Spoleto

Spoleto - Museo

Nel 241 a.C. il centro diventa colonia latina e successivamente municipio.
Il perimetro della cinta muraria, in cui si distinguono varie tecniche ed altrettante fasi cronologiche, consente una precisa lettura della città antica. I numerosi monumenti romani, inglobati nelle successive strutture o presenti nel tessuto urbano, testimoniano la notevole importanza del centro; tali sono intorno all’antico Foro l’Arco di Druso, il Tempio di S. Ansano e la casa romana. Tra gli edifici pubblici vanno anche menzionati il Teatro, l’anfiteatro e i resti del ponte sulla Flaminia.
Con la caduta dell’impero romano, Spoleto fu coinvolta nel VI sec. d.C. nella guerra gotica, fino alla fondazione del ducato longobardo (570 d.C.).

La cinta muraria, lunga oltre 2 km, fu costruita a partire dal momento in cui l’interesse dei romani per l’Umbria costrinse gli abitanti ad allestire opere difensive. Mostra tecniche diverse a seconda delle epoche storiche nelle quali fu realizzata (dalla fine del IV al I sec. a.C.): opera poligonale, opera quadrata, a blocchi squadrati molto allungati. Il tratto più significativo e completo di tutte le tecniche è visibile lungo la via Cecili dove la maestosa opera di terrazzamento sorregge parte del convento di San Nicolò. Accanto alle mura, che mostrano una posterula, è ben conservata una torre in opera quadrata. Un’altra testimonianza particolarmente interessante è visibile presso il giardino Piperno dove, su un tratto in opera quadrata, è ancora visibile l’iscrizione relativa ai quattuorviri che fecero restaurare le mura nel I sec. a.C. Un arco semplice interrato per buona parte della sua altezza, appartiene alla fase delle mura in opera quadrata: da questa porta, l’Arco di Monterone, entrava la via Flaminia provenendo da Terni. Sotto la Piazza Garibaldi sono visibili due archi in opera quadrata di un ponte della stessa via consolare, noto come Ponte Sanguinario.

Spoleto - Mura

Teatro romano e Foro

Realizzato in opera quadrata con grossi blocchi di calcare locale, fu restaurato, dopo gravi dissesti, in opera reticolata. E’ ben visibile l’ingresso sinistro ad arco verso l’ambulacro con decorazione a semspoleto teatroicolonne tuscaniche. Il pavimento dell’orchestra era decorato con lastre di marmo bianco e colorato e reca ben visibile la parola podium. Della cavea sono rimasti solo tratti, che subirono un cedimento già in epoca antica. Si data nel I sec. a.C.
Sotto l’attuale Piazza del mercato è presente il centro della città antica di cui è visibile l’area lastricata tra l’Arco di Druso e il tempio di S. Ansano.
L’Arco di Druso e Germanico costruito con grandi blocchi squadrati di calcare locale è inquadrato lateralmente da lesene con capitelli corinzi; sul lato rivolto verso il foro è rimasta l’iscrizione in onore dei due figli di Tiberio.
Il Tempio romano di epoca augustea, incorporato dalla chiesa di S. Ansano, ha la fronte rivolta verso il foro, con colonne solo sulla fronte. All’interno del pronao sono visibili due corridoi chiusi con balaustre. Sul lato lungo verso il tempio sono visibili frammenti di un fregio a spirali.

La casa romana

Sotto il Municipio è possibile visitare una domus romana di notevole interesse, scavata tra fine Ottocento e inizi Novecento da Giuseppe Sordini. Dall’atrio si accede all’impluvium con pozzo e ai vari ambienti intorno, tutti pavimentati con mosaici a decorazione geometrica, per lo più in bianco e nero. Negli ambienti a sinistra dell’ingresso, in posizione anomala, a causa della situazione logistica dei terrazzamenti della città, è disposto il peristilio, di cui sono visibili ampi tratti.

Spoleto_casaromana

Anfiteatro romano

Nella zona settentrionale della città fuori dalle mura e accanto al torrente Tessino, in gran parte inglobato dalle costruzioni successive, è la struttura ricordata da Procopio per la sua trasformazione in fortezza durante l’occupazione da parte dei Goti. La tecnica è in opera a sacco rivestita da opera “vittata”. Visibile l’ambulacro inferiore con ingresso dalla caserma Minervio.

I mosaici paleocristiani

Nel corso dei lavori di recupero e restauro di Palazzo Mauri, è venuto in luce, nel 2004 un pavimento a mosaico di notevole interesse e in ottimo stato di conservazione. La composizione mostra due tralci di vite che si sviluppano in ampi girali racchiudendo al loro interno grappoli d’uva e pampini. Tra i tralci sono rappresentati un cervo e un uccello.  La raffigurazione è resa con i colori rosso e nero su fondo bianco, con l’uso limitato di tessere in pasta vitrea blu. Il tutto è di notevole eleganza ed equilibrio formale, pur nella resa schematica degli elementi.
Il manufatto,  databile al VI-VII sec. d.C., costituisce un documento di eccezionale interesse poiché attesta nell’area la presenza di un edificio sacro di notevole rilievo e significato.
Analogamente, la ristrutturazione di Palazzo Pianciani nel 2005, ha portato all’individuazione di un pavimento a mosaico  in grado di apportare un forte contributo alla conoscenza di Spoleto in età altomedievale. La realizzazione a grosse tessere policrome e le caratteristiche iconografiche inducono a proporne una datazione intorno al VII-VIII sec. d.C.
La figura di un cervo che si abbevera all’acqua che scaturisce da un vaso e un pavone riconduce in particolare alla simbologia cristiana e rende verosimile che il pavimento fosse pertinente ad una chiesa non più esistente.

La necropoli di Piazza d'Armi

Lo scavo, condotto nel 2011, nel corso di un intervento di archeologia preventiva, ha messo in luce una vasta necropoli di età preromana, databile in un arco temporale che va dall’VIII agli inizi del VI sec. a.C. Le numerose sepolture hanno restituito di ricchi corredi funerari. Tra questi figurano anche alcune sepolture infantili contenenti armi in genere riservate agli adulti, dunque un caso unico e straordinario nel quadro dei popoli italici del VII-VI sec. a.C.