Spoleto
Nel 241 a.C. il centro diventa colonia latina e successivamente municipio. La cinta muraria, lunga oltre 2 km, fu costruita a partire dal momento in cui l’interesse dei romani per l’Umbria costrinse gli abitanti ad allestire opere difensive. Mostra tecniche diverse a seconda delle epoche storiche nelle quali fu realizzata (dalla fine del IV al I sec. a.C.): opera poligonale, opera quadrata, a blocchi squadrati molto allungati. Il tratto più significativo e completo di tutte le tecniche è visibile lungo la via Cecili dove la maestosa opera di terrazzamento sorregge parte del convento di San Nicolò. Accanto alle mura, che mostrano una posterula, è ben conservata una torre in opera quadrata. Un’altra testimonianza particolarmente interessante è visibile presso il giardino Piperno dove, su un tratto in opera quadrata, è ancora visibile l’iscrizione relativa ai quattuorviri che fecero restaurare le mura nel I sec. a.C. Un arco semplice interrato per buona parte della sua altezza, appartiene alla fase delle mura in opera quadrata: da questa porta, l’Arco di Monterone, entrava la via Flaminia provenendo da Terni. Sotto la Piazza Garibaldi sono visibili due archi in opera quadrata di un ponte della stessa via consolare, noto come Ponte Sanguinario. |
Teatro romano e ForoRealizzato in opera quadrata con grossi blocchi di calcare locale, fu restaurato, dopo gravi dissesti, in opera reticolata. E’ ben visibile l’ingresso sinistro ad arco verso l’ambulacro con decorazione a semspoleto teatroicolonne tuscaniche. Il pavimento dell’orchestra era decorato con lastre di marmo bianco e colorato e reca ben visibile la parola podium. Della cavea sono rimasti solo tratti, che subirono un cedimento già in epoca antica. Si data nel I sec. a.C. |
La casa romanaSotto il Municipio è possibile visitare una domus romana di notevole interesse, scavata tra fine Ottocento e inizi Novecento da Giuseppe Sordini. Dall’atrio si accede all’impluvium con pozzo e ai vari ambienti intorno, tutti pavimentati con mosaici a decorazione geometrica, per lo più in bianco e nero. Negli ambienti a sinistra dell’ingresso, in posizione anomala, a causa della situazione logistica dei terrazzamenti della città, è disposto il peristilio, di cui sono visibili ampi tratti. Anfiteatro romanoNella zona settentrionale della città fuori dalle mura e accanto al torrente Tessino, in gran parte inglobato dalle costruzioni successive, è la struttura ricordata da Procopio per la sua trasformazione in fortezza durante l’occupazione da parte dei Goti. La tecnica è in opera a sacco rivestita da opera “vittata”. Visibile l’ambulacro inferiore con ingresso dalla caserma Minervio. I mosaici paleocristianiNel corso dei lavori di recupero e restauro di Palazzo Mauri, è venuto in luce, nel 2004 un pavimento a mosaico di notevole interesse e in ottimo stato di conservazione. La composizione mostra due tralci di vite che si sviluppano in ampi girali racchiudendo al loro interno grappoli d’uva e pampini. Tra i tralci sono rappresentati un cervo e un uccello. La raffigurazione è resa con i colori rosso e nero su fondo bianco, con l’uso limitato di tessere in pasta vitrea blu. Il tutto è di notevole eleganza ed equilibrio formale, pur nella resa schematica degli elementi. La necropoli di Piazza d'ArmiLo scavo, condotto nel 2011, nel corso di un intervento di archeologia preventiva, ha messo in luce una vasta necropoli di età preromana, databile in un arco temporale che va dall’VIII agli inizi del VI sec. a.C. Le numerose sepolture hanno restituito di ricchi corredi funerari. Tra questi figurano anche alcune sepolture infantili contenenti armi in genere riservate agli adulti, dunque un caso unico e straordinario nel quadro dei popoli italici del VII-VI sec. a.C. |